Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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30 maggio 2015

Bugie di guerra

"Ma per adesso il compito più urgente è di raccogliere i materiali. È tempo di aprire un’inchiesta seria sulle false notizie della guerra, perché i quattro anni terribili già si allontanano verso il passato e, prima di quanto si creda, le generazioni che li hanno vissuti cominceranno lentamente a sparire. Chiunque ha potuto e saputo vedere deve sin da ora raccogliere i suoi appunti o mettere per iscritto i suoi ricordi. Soprattutto non lasciamo il compito di svolgere queste ricerche a uomini del tutto impreparati al lavoro storico. […] Affrettiamoci a trarre profitto da un’occasione, che dobbiamo sperare unica."
Con queste parole March Bloch termina il suo volume La guerra e le false notizie, il quale si potrebbe definire un libro di storia piuttosto atipico. Per comprendere ciò è necessario fare delle premesse biografiche sull’autore.
Bloch, nato a Lione nel 1886 e figlio di un professore di storia antica, dettaglio sicuramente non da trascurare, studiò a Parigi, Berlino poi a Lipsia. Fu ufficiale di fanteria durante la prima Guerra mondiale, e, una volta terminata questa, insegnò all’Università di Strasburgo e poi alla Sorbona. Dovette abbandonare la cattedra di storia economica nel 1939, anno in cui, scoppiata la guerra, decise di arruolarsi nuovamente come capitano addetto ai rifornimenti. Tradito dalla politica ufficiale francese che si era poi alleata con il fascismo, nel 1942 partecipò alla resistenza francese presso Lione. Durante l’occupazione tedesca della Francia, Bloch, per le sue azioni nella Resistenza francese e per le origini ebraiche, dapprima fu fatto prigioniero per qualche mese, dopodiché fu fucilato sempre a Lione dalla Gestapo nel 1944.
Bloch pubblicò le sue riflessioni da storico in numerosi volumi, tra i quali Apologia della storia, e nella rivista "Annales d’histoire économique et sociale", fondata insieme allo storico e amico Lucien Febvre. Seppur i suoi studi si indirizzassero prevalentemente sul feudalesimo, fu uno dei primi storici francesi a interessarsi allo studio comparato delle civiltà e alla storia del pensiero, vista come storia antropologica. Il suo pensiero fonda sulla comprensione del presente mediante il passato e del passato mediante il presente. La sua opera è molto variegata all’interno, ha trattato di storia medievale da studioso, ma ha prestato la sua abile riflessione critica anche agli eventi della sua epoca: le due guerre.
Così variegata al suo interno, la riflessione di Bloch è caratterizzata da un fil rouge che si ritrova in tutti i suoi volumi: la professione dello storico. Questo tema lo ritroviamo anche ne La guerra e le false notizie. Diviso in sue sezioni ben distinte, nella prima parte Bloch ha raccolto i ricordi della prima guerra mondiale trascritti nel proprio diario. Partito per il fronte nell’agosto del 1924, partecipò alla guerra come ufficiale di fanteria durante cinque mesi, sino al gennaio 2015 quando fu costretto a tornare a Parigi a causa di una grave febbre tifoide. Questa prima parte ripercorre i ricordi dello storico impegnato durante numerose battaglie contri i tedeschi, e contro una durissima guerra combattuta in trincea. Il nemico prima ancora del tedesco sembra essere la trincea. Nonostante le insidie quotidiane emerge la straordinaria capacità dei militari di saper apprezzare le piccole cose, come un tozzo di pane in più.
Nella seconda parte invece riflette sulle false notizie che si diffondono durante la guerra. Prima di analizzare dei falsi storici, Bloch rileva l’importanza di una scienza nuova, quale la psicologia della testimonianza, la quale potrebbe aiutare gli storici nella ricostruzione degli eventi. Gli psicologi danno una lezione di scetticismo: in una deposizione normale niente è più inesatto di ciò che tocca tutti i piccoli particolari materiali, come se la maggior parte degli uomini si muovessero con gli occhi socchiusi in un mondo esterno che non si degnano di guardare. In base agli studi della psicologia della testimonianza, dice Bloch, sembrerebbe impossibile dover credere a tutti quei brani descrittivi su episodi da guerra. Il compito dello storico, qualora non avesse assistito agli eventi direttamente, sta nel cercare di eliminare in tutti i modi questo errore. Questa è la prima minaccia per lo storico, la seconda risiede nei falsi racconti tramandati dalla cosiddetta voce pubblica. Queste false notizie pullulano durante gli anni della guerra, sono pericolose poiché hanno il potere di turbare o sovreccitare la folla e i militari. Bloch lo sa bene, in cinque mesi ha assistito alla nascita e diffusione di ciò. Nelle trincee prevaleva l’opinione che tutto poteva essere vero, ad eccezione di quello che si consentiva di stampare. La censura della stampa cui si aggiungeva un rinnovo prodigioso della tradizione orale, porta la società delle trincee a credere senza esitazioni al narratore che viene da lontano, il quale propaga delle notizie sentite di sfuggita senza alcun fondamento. Queste notizie diventavano leggende dotate di una vitalità assai forte che attraversavano la società delle trincee e a ogni passaggio si coloravano di nuove tinte. Bloch sostiene questa tesi portando esempi di false notizie diffuse in trincea, come un nome quale Brema possa diventare nella leggenda Braisne comportando la nascita di notizie piuttosto folkloristiche.
Questo volume vuole essere ricostruzione diretta degli eventi ed esempio di come si ricostruisca la storia da parte di persone che non l’hanno vissuta direttamente. Lo storico, ma anche il giornalista, deve prestare attenzione alla voce pubblica che tramanda false leggende che talvolta sono presentate come notizie vere. Il libro di Bloch termina però con un’esortazione  poiché, di fronte al propagarsi di queste false notizie, è necessario che coloro i quali abbiano vissuto gli eventi direttamente raccolgano ciò che hanno visto per costituire la memoria storica. Qui risiede la peculiarità di Bloch, per lui il lavoro dello storico risiede nel ricostruire eventi lontani nel tempo sapendo discernere tra verità e falsa notizia, ma contemporaneamente costituire memoria storica del presente per il futuro.
Valentina Fiori


Marc Bloch
La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921)
Fazi Editore, Roma, 2014
, 120 pp.

25 maggio 2015

Informazione e potere in Italia


Come si fa informazione in Italia? É il sottotitolo del libro”Eserciti di carta. Come si fa informazione in Italia” scritto da Ferdinando Giugliano, editorialista del “Financial Times” John Lloyd anche lui giornalista del “Financial Times” e collaboratore di “La Repubblica. L'analisi condotta dagli autori parte da un quadro generale dove sono presentati brevemente i casi in cui l'editoria è in mano a gruppi industriali creando un sistema di controllo sugli organi di stampa per passare poi a descrivere in modo più specifico il caso italiano  analizzando  la figura di Berlusconi e concentrando la loro attenzione sulla sua triplice carriera  di imprenditore, uomo politico e proprietario di un gruppo editoriale, sottolineandone il carattere carismatico e il modo di porsi per arrivare al pubblico.  Il libro segue due direzioni: una forma di controllo diretto da parte della politica sugli organi di stampa e una di controllo indiretto dove a capo di un'azienda ci sono persone che eseguono “passivamente” le decisioni politiche: la situazione viene presentata  nella parte dedicata al caso Rai. Il testo esamina tutti gli organi di informazione dalla carta stampata alla televisione al blog. Il distacco dai temi trattati permette agli autori di  tracciare i vari argomenti in modo obiettivo, analizzandolo a fondo e individuandone  caratteristiche e problemi. I fatti vengono descritti in modo avvincente e stimolano ad ampliare l'attenzione invitando il pubblico ad altre letture sull'argomento. L'inserimento di interviste è utile a capire le diverse posizioni dei vari “attori” che si muovono sul grande palco dell'informazione italiana. Il linguaggio, con cui vengono esposti i temi,  non è il “politichese” usato sempre più spesso, ne abbonda di termini troppo tecnici che potrebbero risultare difficili da comprendere a lettori non del mestiere. Per dare concretezza a quanto viene descritto in queste pagine sono stati inseriti alcuni grafici utili a capire meglio la situazione descritta. Lo scopo degli autori è arrivare ad ampie fasce di pubblico e cercano di raggiungere il loro scopo proprio usando uno stile semplice e molto discorsivo. È una lettura molto coinvolgente che comprende anche fatti di cronaca recente a cui vengono affiancati temi trattati dai quotidiani come ad esempio le famose “Dieci domande” di Repubblica.  La debolezza che si può riscontrare è la mancanza di proposte per trovare una soluzione ai problemi posti. Forse non ci possono essere risoluzioni concrete al rapporto di “intromissione” da parte della politica nell'operato degli organi di stampa. Per rafforzare ulteriormente le tematiche analizzate, alle interviste fatte a persone operanti nei vari settori della comunicazione si potrebbero affiancare i pareri del pubblico dei lettori e dei telespettatori organizzando blog dove chiunque è libero di esprimere il proprio pensiero o creando sondaggi su campioni composti da utenti selezionati. È importante che chi paga un canone annuale per un servizio pubblico o chi quotidianamente acquista un quotidiano abbia la libertà di esprimere il proprio parere.
Sara Peluffo


Ferdinando Giugliano - John Lloyd

Eserciti di carta. Come si fa informazione in Italia

Feltrinelli, Milano, 2013 pp. 283.

24 maggio 2015

In libreria

Andrew Pettegree 
L'invenzione delle notizie. Come il mondo conobbe se stesso
Torino, Einaudi, 2015, pp. 546

Descrizione
Ben prima dell'invenzione della stampa o della possibilità di leggere un quotidiano, la gente desiderava essere informata. Nell'era preindustriale le notizie venivano raccolte e diffuse attraverso le conversazioni e il gossip, le cerimonie civili e religiose, le prediche e gli annunci degli araldi. Con la stampa arrivarono i libelli, gli editti, le ballate, le pubblicazioni periodiche e i primi fogli di notizie: l'informazione passava dal ristretto ambito locale alla platea mondiale. Questo libro innovativo ne segue l'evoluzione, delineando la storia delle notizie in dieci paesi nel corso di quattro secoli. Ci rivela l'inaspettata varietà di modi grazie ai quali l'informazione veniva trasmessa, al pari dell'impatto avuto dalla diffusione dei media sugli eventi del tempo e sulle vite di un pubblico sempre piú informato. Andrew Pettegree indaga su chi controllava le notizie e su chi le trasmetteva; sull'uso di esse come strumento di protesta politica e di riforma religiosa; su questioni di privacy e di stimolo dell'opinione pubblica; sulla continua ricerca di notizie fresche e di informatori affidabili; sul mutamento della percezione di sé delle persone affacciate a questa nuova finestra aperta sul mondo. Dalla fine del Settecento, conclude Pettegree, la trasmissione delle notizie divenne cosí efficiente e diffusa che i cittadini - ormai ragguagliati su guerre, rivoluzioni, crimini, disastri e scandali - si trovarono pronti per la prima volta a diventare protagonisti dei grandi eventi che li avrebbero coinvolti.

21 maggio 2015

Notizie dal futuro dell’informazione

Una serie di emozionanti storie di successo, quelle raccontate da Nicola Bruno e Raffaele Mastrolonardo ne La scimmia che vinse il Pulitzer. Storie, avventure e (buone) notizie dal futuro dell’informazione, edito da Bruno Mondadori, collana Presente Storico.
Otto capitoli che raccontano l’universo dell’informazione e del giornalismo nei primi anni 2000, sino al 2011, anno di pubblicazione. Otto capitoli, otto storie, otto parole chiave nel mondo dell’informazione: precisione, velocità, intelligenza, partecipazione, trasparenza, libertà, bellezza, cambiamento.
Il viaggio comincia e con “Precisione”, la parola connessa al primo capitolo, Bruno e Mastrolonardo (giornalisti, autori, e cofondatori di Effecinque, agenzia giornalistica indipendente con sede a Genova) raccontano la storia della creazione di una macchina in grado di rivelare ben sei gradi della menzogna, spostando una lancetta da destra (“vero”) a sinistra (“Pants on Fire” letteralmente “Fuoco ai pantaloni”, che è un po’ come dire in Italiano che ti sta crescendo il naso per una bugia). A questa macchina non importa chi sei o che mestiere svolgi: se non vuoi avere paura devi dire la verità. Attraversando l’oceano gli autori scoprono che di certo non ha paura un ragazzino timido e acuto, che batte sul tempo le più grandi agenzie di stampa internazionale postando online le notizie del momento alla velocità della luce, dal terremoto dell’Aquila al video del terrorista più ricercato al mondo. Il suo non è un adolescenziale colpo di testa, ma puro e semplice desiderio di informare. Presto, e bene.
La curiosità dei nostri autori si ferma per un giorno nella periferia nord di Chicago, dove c’è qualcuno al lavoro su una notizia di Baseball. Peccato che quel qualcuno non sia un giornalista in carne e ossa bensì un robot, in grado di scrivere pezzi alla velocità della luce. Ma sono sempre le cose troppo perfette a mancare di qualcosa. E quel qualcosa è spesso un dettaglio emozionante. Stats Monkey, è così che si firma questo software, è in grado di sfornare 150 mila articoli la settimana. E’ una macchina, ma svolge (quasi) le stesse funzioni di un umano. L’unica pecca (ebbene sì, anche lui ne ha una) è che i suoi articoli sono senza pathos, senza emozione. Sembrava la fine del giornalismo, ma se da un lato i lettori possono scendere a patti con qualche errore di battitura, dall’altro è raro trovare qualcuno disposto a trovare compromessi con la banalità.
Ma Bruno e Mastrolonardo nel banale non cadono quasi mai: incontrano infatti anche una mamma-avvocato kenyana, che legata alla sua terra e alla sua libertà s’improvvisa attivista e giornalista, e regala al mondo un luogo virtuale dove poter scrivere quello che molti non vorrebbero mai leggere. Una storia al limite dell’utopia, dove seppur virtualmente, anche chi è vinto può dire la sua.
C’è spazio anche per un acerbo Assange: fisico, hacker, giornalista, programmatore e con il sogno di aprire una nuova era nel giornalismo investigativo. La verità è una cosa semplice, e così dovrebbe essere anche la trasparenza, ma dire al tuo popolo che “chi vi governa vi mente”, non è una scelta che si può fare a cuor leggero. E se è vero che la scala del successo non si sale con le mani in tasca, con il senno di poi sappiamo che Assange stà assolutamente pagando il prezzo della coerenza.
Il viaggio dei nostri autori fa tappa in Irlanda, dove un’attivista diventata parlamentare, trasforma un’isola in bancarotta nel paradiso della libertà di parola, prosegue in Polonia, dove un architetto con il pallino delle belle arti decide di inserirsi nel mondo del giornalismo dando nuova vita ai quotidiani, e termina negli States, dove un gruppo di programmatori appassionati di giornalismo rimescolano le informazioni e rivoluzionano il modo di comunicare.
Il demone che ha tormentato quasi tutte le generazioni di chi fa questo mestiere è sempre lo stesso: la ricerca e la diffusione della verità. Con questo libro (e con forse un’abbondante dose di ottimismo) gli autori vogliono mostrarci come anche queste personalità, così differenti e provenienti da realtà così diverse, sono tutte determinate nel volerla cercare e mettere in mostra. La verità non è un nemico, per quanto talvolta si riveli un boccone amaro. Ma un’altra cosa è certa, non è un nemico neppure la tecnologia. Anzi, il fil rouge che lega tutte queste differenti storie è proprio la convinzione che solo strizzando l’occhio al “nuovo” il mondo dell’informazione potrà sopravvivere.
Giorgia Russo

Nicola Bruno e Raffaele Mastrolonardo
La scimmia che vinse il Pulitzer. 

Storie, avventure e (buone) notizie dal futuro dell’informazione,
Bruno Mondadori, Milano, 2011, 192 pp.


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17 maggio 2015

Ragguaglio di consapevolezza è doccia fredda



Da un attento Professore di Istituzioni e Politiche Culturali dell'Università Cattolica di Milano di certo non ci si poteva  che aspettare un ragguaglio intenso, sebbene conciso, delle trattazioni del decennio (1999-2009).
L'autore avvicenda le più note quanto accademicamente gettonate catastrofi del nuovo millennio con la percezione acritica e forse anche superstiziosa dei popoli.
Temi caldi, come ‚‘‘la Mucca pazza, L'influenza Suina, la Sars o il famosissimo e prorompente Millennium bug‘‘ vengono affrontati con concreta pragmaticità.
Una tra le frasi di maggiore risonanza è " il panico si alimenta quando l'informazione è nascosta o parzialmente svelata", infatti, Kerbarker, tra gli accurati dati che riportano solo previsioni di morti per i vari morbi, sottolinea come la gente abbia mutato, per non dire stravolto, il proprio decorrere giornaliero per seguire gli step di procedure "mediche" volte a salvaguardare la loro salute, ritenuta in pericolo.
L'anticamera dei contenuti menzionati è un luogo dove probabilmente si porge un invito alla platea non solo in merito a degli eventi passati e quindi a delle considerazioni sugli accaduti, bensì ad una formula quasi maieutica del selezionare, decodificare, distinguere ed infine comprendere i comunicati che spesso ci vengono quasi gettati addosso.
L'approccio utilizzato dall'inizio alla fine di tutti i capitoli è sicuramente molto più leggero di quello che si  avrebbe nel disquisire con esperti o simil-esperti delle varie materie di interesse. Un lessico a tratti satirico, a tratti finemente ironico, sottolinea l'esigenza di voler  comunicare ad un più vasto ed eterogeneo pubblico con il rischio, però, di far perdere la qualità o lo spessore dei contenuti stessi.
Stragi ed apocalissi creano caos nel mondo dei media, quando all'alba della moneta unica, l'Euro, non si arrestano le asprezze e le divisioni tra euroscettici ed eurosostenitori, dove i primi lamentano che una moneta unitaria non ha terreno fertile in un‘Europa rappresentata da nazioni in verità poi diverse, con diverse lingue parlate e diversi modi di vivere. Tutto questo prende poi un'impennata giornalistica quando si parla del c.d. "euro-inquieto".
Insomma, le Bufale sono tali perché si percepisce che un fenomeno lo si sta gonfiando allo sproposito per fare ascolti e dare vita ad altri tipi di business secondari quanto temporanei, messi a baluardo di salvezza.
Una cosa è certa, come è mai possibile che epidemie (poichè definite tali) non hanno ancora dimezzato nessuna popolazione? Perchè virus così letali di letale non hanno lasciato nulla se non gli infiniti articoli monotematici delle più grandi case editrici? E cosa più interessante: può un fenomeno dalle dimensioni mondiali che coinvolge gli afflati di ogni cittadino piombare nel più lontano dimenticatoio nel giro di qualche anno, se non addirittura qualche mese?
Tutte queste domande trovano una lauta ed efficiente spiegazione dentro le narrazioni di Andrea Kerbaker, una ed una risposta per chi interrogativi non se ne pone.

Aurelia Astrid Amodeo

Andrea Kerbaker
Bufale Apocalittiche.
Le catastrofi annunciate (e mai avvenute) del terzo millennio
,
Adriano Salani Editore, Milano, 2010, 135 pp.


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16 maggio 2015

In libreria

Irene Famà 
Vatican Insider, 2.0 mila anni nel futuro.
Una esperienza giornalistica digitale
Effatà editrice, Torino, 2015, pp. 96.
Descrizione
"Nessuno avrebbe potuto immaginare che così poco tempo dopo la sua nascita, Vatican Insider – il portale multilingue de «La Stampa» dedicato all’informazione sul papa e la Santa Sede, ma anche sulla Chiesa nel mondo e più in generale sulle religioni – divenisse oggetto di studio. Il nostro tentativo è stato quello di proporre buona informazione sul Vaticano, in un’epoca in cui le informazioni si moltiplicano, grazie a siti e blog, ma non sempre a questa sovrabbondanza di offerta corrisponde altrettanta qualità. Vatican Insider è una realtà piccola, ma tutt’oggi unica nel panorama mediatico internazionale. Abbiamo vissuto anni cruciali per la vita e la storia della Chiesa. Nessuno poteva immaginare, quando siamo nati, che avremmo dovuto documentare la prima rinuncia per vecchiaia di un papa in duemila anni. Nessuno poteva immaginare che dopo questa rinuncia sarebbe stato eletto il primo vescovo di Roma proveniente dall’America Latina, che con la sua attività sta dando molto lavoro ai giornalisti. Che tra le tante voci esistenti ci sia stata anche quella di Vatican Insider, dei suoi articoli, delle sue analisi, dei suoi reportage durante i viaggi papali o dai luoghi più sperduti dove i cristiani vivono esperienze belle o meno belle, dove vengono perseguitati, o dove nascono insperate esperienze positive di convivenza tra fedi e culture diverse, è un fatto certamente positivo e incoraggiante."  (Dall'Introduzione di Andrea Tornielli)


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15 maggio 2015

Benvenuto deportato


Caro naufrago,
tu sei il nostro mistero: lo sarai sempre.
Che tu sia profugo o clandestino poco importa, sarai sempre l’ombra silenziosa delle ore nascoste, deluse, stanche, passate in un centro di “accoglienza” in attesa dell’identificazione e del conseguente smistamento. Se sei fortunato ti chiameranno profugo, altrimenti l’etichetta da clandestino non te la leverai più di dosso. Come la polvere che hai respirato nel deserto prima di raggiungere una certa spiaggia. O come la salsedine che ti ha seccato la gola durante la burrascosa traversata su un barcone. Tu sarai un implacabile punto interrogativo.
Non sappiamo come accoglierti, ma nemmeno come respingerti. Non sappiamo chi sei, ma di te abbiamo paura. Non sappiamo come integrarti, ma intanto ti mandiamo via.
Tu che, forse, saresti un semplice uomo pago di vivere, capace di soffrire per la conquista della tua dignità, destinato a graffiare appena il palcoscenico del mondo. Tu che ti accontenti di essere riconosciuto come essere umano, in fuga dalla fame e dalla guerra. Ancora non sai dei talk show in tuo onore. Non conosci la forza mediatica che la tua tragedia è capace di generare. Neppure immagini il peso politico che riscontri nei sondaggi e in campagna elettorale.
Tu che sei disperato, sarai per sempre un deportato.
Noi che siamo civili ed evoluti ti abbiamo ucciso prima che i tuoi occhi vedessero i fondali delle nostre coste. Senza neppure voler conoscere il dono che ci avresti portato, il messaggio che ci avresti trasmesso, il futuro che avresti determinato. È una responsabilità sociale immensa che non si scarica semplicemente con una finta “operazione umanitaria”.
Tu sei scappato dal tuo paese, sei rimbalzato sulle nostre coste, hai vagato un po’ ovunque, rimpallato e sballottato durante un gioco di parole. Un gioco che è meno di un dono, meno di un progetto. È qualcosa di leggero, di superficiale, neppure divertente. Soprattutto un gioco che esula da qualsiasi responsabilità. Quindi non conta. Perché tu non conti.
Ma si può salvare una vita e lanciarla nella dimensione della deportazione solo per gioco?
I naufraghi che ci vantiamo di salvare in mare sono molto spesso vittime dei nostri giochi di parole. O di potere. O di razzismo. Perché l’accoglienza, quella vera, è anche responsabile e generosa. E il profugo diventa dono, risorsa culturale, prolungamento sociale oltre i confini di una nazione. Non un peso, un inciampo, un pericolo, un’emergenza comunitaria o, peggio, una disgrazia umanitaria.
Lo sai? Tu che sei un fastidio devi sparire. Dalle nostre città, dalle nostre coscienze. Non ci vuole molto. Basta un tragico incidente, un rimpatrio veloce, una scrollata di spalle, un rimorso soffocato. Ognuno si sceglie la propria vita. E la nostra è stata scelta al prezzo della tua morte o della tua deportazione perenne.
Certo. Il problema esiste, è intricato, di non facile soluzione.
Ma la morte o la continua deportazione può forse diventare una soluzione positiva, dignitosa, umana? Cerchiamo altre soluzioni perché altre ne esistono. La nostra follia è di non sapere come compensare i nostri saperi con quelli degli altri popoli. Siamo degli insensati.
Così uccidiamo il futuro dell’umanità, dell’Europa, dell’Italia. Dov’è stata gettata quella civiltà in divenire? In un bombardamento di un presunto barcone? Nell’arresto di una manciata di disperati sul treno che porta all’estero? Nei giochi retorici del marketing televisivo? Nelle false polemiche politiche? In una discarica per rifiuti tossici? La civiltà, gettata. Come un rifiuto pericoloso.
E tu, caro profugo, che sei un condensato di energie, un’esplosione di vita, un miracolo della speranza, una promessa di futuro, solo per il fatto di avere avuto il coraggio e la determinazione di soffrire -non sapremo mai quanto- per arrivare fino a noi, ti accogliamo in un campo, in attesa di organizzare la tua umiliazione di esiliato, perseguitato, rifugiato, clandestino. Tu che sei brivido di vita che passa per le mani di chi la vita la comanda, devi sapere come si salvano i poteri. La politica dei Grandi è spesso diametralmente opposta e sideralmente lontana dalla tua.
Hai coraggio da vendere? Opponiti al nostro presente. Diventa un difensore del diritto alla vita.
Benvenuto, caro deportato.  

 Anna Scavuzzo

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14 maggio 2015

Formazione permanente dei giornalisti


Corso LM interdipartimentale in Informazione ed Editoria
Ordine Ligure dei Giornalisti

L’Ateneo di Genova è stato inserito tra gli Enti convenzionati per la formazione permanente dei giornalisti in ottemperanza alla legge 148/2011 che obbliga tutti  gli iscritti agli Ordini professionali a seguire corsi di formazione per l’acquisizione di 60 crediti nell’arco di un triennio. Il corso LM in Informazione ed Editoria e l’Ordine Ligure dei Giornalisti  a partire da questo a.a. avviano un programma di seminari tra docenti e giornalisti, aperti anche agli studenti del corso di laurea che avranno l’opportunità di approfondire tematiche specifiche e di confrontarsi con il mondo dell’informazione.
Siete pertanto invitati ai  primi due incontri il 14 e il 15 maggio presso l’Aula Mazzini (via Balbi 5, III piano). Sarà presente il Presidente dell’Ordine Ligure dei giornalisti Filippo Paganini.
14.05.2015, ore 11,30-13,30
Da Troika a QE (Quantitative Easing). Il lessico della crisi europea  
Relatori: Adriano Giovannelli, Raul de Forcade e Filippo Paganini.
15.05.2015, ore 11,30-13,30

Comunicazione politica e opinione pubblica. Varianti nella preparazione del moretum
Relatori: Andrea Pirni e Filippo Paganini.

*Link al sito dell’Ordine Ligure dei Giornalisti


07 maggio 2015

Il virtuale illumina il reale

"Il virtuale parla e illumina il reale (per chi ancora si attardi su questa dicotomia un pò bigotta). Quantomeno aiuta a rileggerlo e a vederlo in altra luce. Così è per i problemi che più ci stanno a cuore, quelli della democrazia e della sua crescita. Oppure delle comunità con le loro virtù e i loro difetti di dialogo. Diciamo che la rete, anche per chi non la frequenti, è tuttavia un ottimo punto di osservazione sul mondo".
Franco Carlini






*F. Carlini, Internet, Pinocchio e il gendarme. Le prospettive della democrazia in rete, Manifestolibri, Roma, 2000, p. 22.


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05 maggio 2015

Fotografia: ieri e oggi

Mostra "August Sander. Ritratto del XX secolo" 
11 aprile – 23 agosto 2015
Genova - Sottoporticato, Palazzo Ducale



La fotografia, ieri quanto oggi, è la nostra finestra sul mondo, costituita da modi, tempi ed utilizzi molto diversi tra loro.
Se  August Sander ci ha fatto esplorare le bellezze dei nostri dettagli meramente fisici, come le mani, gli occhi, la barba, il volto e le orecchie, passando poi all'aspetto esclusivamente emozionale raffigurato dai soggetti delle sue foto (Il soldato tedesco delle SS, L'architetto, Lo studente liceale, Il facchino, La donna delle pulizie, Gli artisti di circo, Il Farmacista, il Cuoco e così di seguito), noi vediamo che cosa? Innanzitutto che la "Bellezza" così come oggi siamo abituati a pensarla in realtà non è altro che un prodotto commerciale che ci è stato proposto e somministrato in toto. Pertanto definiremo il concetto di bellezza in base a dei parametri ben precisi, sebbene cambino nel corso dei decenni, e sottolineino, ognuno a proprio modo, che se non si hanno specifiche "caratteristiche" non si può definire un oggetto o una persona come belli.
La singolarità delle opere di Sander vuole gridare agli arbori del '900 che le cose non sono belle o brutte in senso oggettivo, ma semplicemente sono; al contrario invece di una possibile preferenza o gradevolezza soggettiva.
La galleria delle sue esposizioni  sintetizza due ventenni, attraverso cui sono rivelate con fredda lucidità le pieghe sotterranee e rivelatrici del suo tempo. E ciò che sbalordisce in modo assoluto è la  lucida percezione personale che aveva del presente. Essa è la naturalezza dei corpi che emerge dal quadro "I pugili" (oggi li definiremmo poco atletici e affatto attraenti, come se per un pugile fosse rilevante esserlo, dato il mestiere) e segnatamente la stanchezza nei volti dei lavoratori e delle lavoratrici. Non ci si vergognava quando il viso era cavo per l'estremo lavoro; se ne prendeva atto, si era stanchi; ovunque affiora la spontaneità della maggior parte dei soggetti da lui ripresi.
Questa parentesi circa il fotografo tedesco ci rimanda ad una peculiarità che potremmo definire “dimensione yo-yo“, replicando proprio l'effetto di qualcosa che sale e scende oppure che parte e poi torna indietro.
Se in origine la fotografia serviva a "fare vedere" a "mettere in mostra" a "tirar fuori dall'oscuro", oggi, attraverso ritocchi, ridimensionamenti, fotomontaggi ed altre correzioni, siamo passati a fare l'esatto contrario: coprire.
La domanda da porsi è: cos'è accaduto a quell'ardore avanguardisco e lungimirante di Giacomo Balla che, tramite il famoso dipinto Dinamismo di un cane al guinzaglio, ci rimanda agli arbori del 1900? Fotografia in stato emergente e pittura dalle movenze olistiche segnano la storia della bellezza, di una bellezza mai vista prima. Affascinante, curiosa, precisa, dettagliata.
La risposta potremmo individuarla così: in un mondo dove ogni cosa è invilita perché passibile della critica “dell'esperto dell'anno”, allora forse non occorre fotografare per mettere in luce, ma servirsi di questo mezzo per giungere ad uno scopo, di qualsivoglia natura. E lasciare alla mercede altrui il potere di negoziare.
Astrid Amodeo


*link al sito dedicato alla Mostra:
http://www.palazzoducale.genova.it/august-sander/
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