Fonte: http://english.donga.com/srv/service.php3?bicode=040000&biid=2008102291528
Fabio Fundoni
“Per prima cosa ci vogliono delle basi di esattezza, metodo, concretezza, senso della realtà."(Italo Calvino)
Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).
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Professione reporter. La tradizione del giornalismo italiano d'inchiesta, Milano, Rizzoli, 2008, 400 p.
Nella vita quotidiana, tutti, anche i giornalisti, preferiscono le buone notizie alle cattive
Commento:
Tutte le buone notizie presentate da Randall possono essere ribaltate in cattive notizie o ne sono conseguenza: Negli ultimi vent'anni la mortalità infantile è calata del 27 per cento? Parliamo del problema della mortalità infantile nel mondo. C'è un paese che ha in parlamento più donne che uomini? Vuol dire che c'è un problema di pari opportunità. In Afghanistan la produzione di oppio è diminuita di un quinto? Allora in passato al brutta notizia era “in Afghanistan si produce troppo oppio”. In Bangladesh è stato varato un piano da 40 milioni di euro per aiutare due milioni di famiglie povere facendole lavorare alla riparazione dei danni prodotti dalle inondazioni? Significa che prima c'è stata la brutta notizia delle inondazioni che hanno prodotto i danni. Nelle acque al largo di New York sono state avvistate tre rare specie di balene? Allora gli animali si stanno estinguendo... e così via. Penso che la brutta notizia serva a favorire una reazione nel lettore: una reazione di sorpresa, una reazione di indignazione, una riflessione sulle cause e sulle soluzioni ai problemi, una presa di coscienza che può tradursi in azioni successive orientate dalla conoscenza di quella notizia. Concordo con Randall quando dice che i giornalisti dovrebbero concentrarsi di più sulle cose che sono davvero successe, senza dare spazio alle polemiche presentate come notizie.
Giacomo Elio Di Bari
15.10.2008
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Il 27 dicembre 2007 Benazir Bhutto, leader dell’opposizione democratica pakistana, viene uccisa in un attentato al termine di un comizio pre-elettorale. Cinque giorni prima di morire, Benazir consegna al suo agente letterario Riconciliazione. L’Islam, la democrazia, l’Occidente, libro a cui sta lavorando da diversi anni.
Quella che doveva essere una lucida e illuminante analisi che avrebbe accompagnato Benazir Bhutto nella sua attività di governo del Pakistan e nella gestione dei precari equilibri politici in cui il Pakistan è coinvolto, si è trasformata in un testamento politico, lasciato in eredità a chiunque voglia capire la difficile situazione politica mondiale. E Benazir Bhutto – cui la dittatura militare pakistana aveva già sottratto il padre e il fratello, e che era stata costretta alla detenzione prima e all’esilio dalla sua terra poi – dimostra in questa sua ultima testimonianza, ancora una volta, tutto il suo coraggio, condannando aspramente non solo il fondamentalismo islamico, ma anche l’Occidente, e gli Stati Uniti in particolare, per aver condotto negli anni una politica cinica e scellerata che li ha portati a sostenere gli stessi fondamentalisti islamici e la dittature del generale Zia, in funzione antisovietica.
Ma da queste pagine emerge anche la chiara visione che la riconciliazione è possibile. E forse è proprio questa fede incrollabile che l’ha condotta, con assoluta consapevolezza, al sacrificio della propria vita.
“(…) Non possiamo spiegare perché l’odio, l’intolleranza, il sospetto, il bigottismo, la segretezza, la paura e la menzogna siano i sette peccati mortali contro l’Opinione Pubblica. Possiamo solo affermare che non hanno posto nell’appello alla ragione, che alla lunga sono un veleno; e prendendo posizione secondo una visione del mondo che trascende la nostra situazione, e le nostre vite, possiamo coltivare un vigoroso pregiudizio contro di loro.Possiamo riuscirci tanto meglio se non ci lasceremo impressionare dal terrorismo e dal fanatismo al punto di scrollare le spalle infastiditi e di perdere interesse per gli avvenimenti a lunga scadenza, avendo perduto la fede nel futuro dell’uomo. Questa disperazione non è giustificata perché tutti i sé a cui è appeso il nostro destino sono ricchi di possibilità, come sempre”.
*segnalato da Isabella Coppola
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"La bellezza sfavillante della rete sta proprio nella sua allusione incessante, irrinunciabile, alla realizzabilità di ciò che non si credeva possibile. L’opportunità si può cogliere coltivando una nuova immaginazione".
Luca De Biase
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Zerocalcare, 2017.